La valutazione nutrizionale dello sportivo

Chi pratica nutrizione sportiva, che sia da professionista che sia da atleta, conosce quante difficoltà e insidie si nascondono dietro l'adeguata programmazione di un piano dietetico e supplementativo.
Spesso, nonostante le numerosissime linee guida presenti in letteratura, i fabbisogni stimati non coincidono con quelli reali, spesso la parte empirica ed esperienziale colma alcune inevitabili lacune nutrizionali.
In questo mare magnum di suggerimenti, esperimenti, personali valutazioni etc etc è necessario individuare una rotta da battere per accedere ad un porto sicuro.
Con questa generale finalità, di seguito una serie di valutazioni cruciali nella programmazione attenta della sfera nutrizionale di un atleta professionista.
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1. Valutazione dello Stato Nutrizionale
Il primo step è inevitabilmente la valutazione dello stato nutrizionale, incrociabile anche con il quadro ormonale.
Tuttavia, rimanendo sul profilo nutrizionale, i biomarcatori ematochimici principali come Glucosio, Colesterolo, Trigliceridi, HDL/LDL, Creatinina, Proteine totali e Albumina riflettono con grande precisione l'adeguatezza dietetica del nostro atleta.
Allo stesso modo, variazioni rispetto al basale, di questi parametri potrebbero suggerire eventuali carenze piuttosto che aumentati fabbisogni.
Esempio lampante, che sarà oggetto di un successivo approfondimento, è ad esempio l'Albumina, fondamentale per valutare l'adeguatezza proteica della dieta (croce e delizia per molti atleti professionisti).
Oltre ai macronutrienti, non scordiamoci la valutazione dei micronutrienti, per esempio deficit di Ferro, responsabili di quadri anemici, sono presenti in alcuni sport con una prevalenza del 31%, così come lo Zinco, deficitario in oltre il 20% degli atleti di Endurance.
E che dire della Vitamina D, piuttosto che del Magnesio, importantissimi sia per il mantenimento dell'efficienza muscolare che per preservare la corretta funzione del sistema immunitario.
Solo un attenta valutazione permetterà la formulazione di un piano dietetico efficace.

2. Studio della composizione corporea
Tante sono le discussioni aperte retivame allo studio della composizione corporea.
Innumerevoli tecniche si avvicendano con più o meno sensibilità e specificità.
Sicuramente la B.I.A. nonchè la B.I.V.A. rispettivamente Bioimpedenziometria convenzionale e vettoriale, forniscono, in maniera semplice, non invasiva e altamente riproducibile, stime attenti della qualità di un atleta.
I dati così ottenuti incrociati con quelli derivanti dalla valutazione nutrizionale nonchè dallo studio dell'idratazione, consentiranno al Nutrizionista di perfezionare, in maniera unica e univoca, il percorso nutrizionale dell'atleta.
Le stesse tecniche, consentiranno di monitorare da vicino, tutte le variazioni nel breve e medio-lungo periodo, permettendo al contempo una modulazione dell'intervento laddove necessaria.

3. Studio dello stato di idratazione
Qui si apre un capitolo vastissimo.
Nonostante siano per lo più gli atleti di endurance a soffermarsi sullo stato di idratazione, è noto invece come il mantenimento di un adeguata idratazione, sia in grado di ottimizzare qualsiasi tipo di performance atletica.
Basti considerare come una riduzione del 2% del peso corporeo durante una prestazione sportiva (evidentemente legato alla perdita di liquidi), possa non solo compromettere la perfomance, ma  in certe circostanze, mettere a serio rischio lo stato di salute dell'atleta.
Lo studio dello stato di idratazione fattibile attraverso biomarcatori ematici e urinari ma anche, e aggiungo con grande precisione, attraverso la B.I.V.A.,  consente di adattare lo schema di idratazione con assoluta precisione, distinguendolo nelle varie fasi della preparazione piuttosto che nei vari tipi di competizioni.
Acque o soluzione iso-ipo osmolari potranno essere usate con destrezza per far fronte alle varie esigenze.

4.Valutazione dello stato infiammatorio
Nonostante sia da sempre noto come l'esercizio fisico induca un danneggiamento para-fisiologico delle strutture muscolari, ma anche articolari e nervose, solo negli ultimi anni si è prestato attenzione al profilo infiammatorio dell'atleta.
In questo caso, il dosaggio di specifici marcatori, soprattutto se associato e metodiche di studio della composizione corporea, consentiranno al Nutrizionista ed al Medico dello Sport di valutare più da vicino le capacità di recupero dell'atleta, il carico allenante ed il rischio di infortunio/malattia.
Anche in questo caso una nota è doverosa.
Il muscolo è dotato di grandi capacità di risposta, pertanto la "COMPLETA" soppressione dell'evento infiammatorio legato all'esercizio, ad esempio ottenuto con spropositati dosaggi di naturali antinfiammatori, impedirà al tessuto muscolare di riparare i propri danni e rafforzarsi adeguatamente per future performance.

E' facile immaginare come siano tante tessere di un unico mosaico, che compongono l'immagine attenta dell'atleta.
Saperle incastrare nel modo giusto, cercando ciò che serve e soprattutto QUANDO serve, forniranno il porto sicuro in cui ripararsi e in cui riprogrammare una vincente ripartenza.

Bibliografia

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