Il dosaggio delle IgG4 contro alimenti nelle patologie intestinali infiammatorie


Ancora tanta confusione e troppi interessi commerciali girano attorno l'ampio settore delle intolleranze alimentari.

Test di ogni tipo, molte volte al limite di ogni decenza scientifica, sono stati proposti e vengono putroppo propinati, anche da professionisti del settore, se così si possono definire, a pazienti ignari e fiduciosi.

Oltre alle immediate ripercussioni economiche, l'eliminazione di determinati alimenti dalla propria dieta, sulla base di test non attendibili, potrebbe alla lunga determinare anche inevitabili conseguenze nutrizionali.

Se determinati test sono stati del tutto banditi dalla comunità scientifica, altri invece sembrano emergere timidamente in questo panorama, offrendo tra l'altro interessanti spunti di riflessione.

In questo breve articolo, basato su un recentissimo lavoro datato 2014 pubblicato su Plus ONE "Serological Investigation of Food Specific
Immunoglobulin G Antibodies in Patients with
Inflammatory Bowel Diseases", si definirà l'utilità del dosaggio delle IgG4 contro determinati alimenti nelle patologie intestinali infiammatorie.

Le patologie infiammatorie intestinali

Tralasciando la descrizione patogenica e clinica delle patologie infiammatorie intestinali, è noto come queste entità cliniche siano particolarmente frequenti nella popolazione occidentale, soprattutto in specifiche circostanze, e responsabili di un sensibile decadimento della qualità di vita legato all'insorgenza periodica di sintomi intestinali come gonfiore, dolori crampiformi, diarrea, feci sanguinolente ed ulcere e sintomi extraintestinali come affaticamento, artrite ed altre complicanze di origine infiammatoria.

Considerando il progressivo danneggiamento a cui va incontro la mucosa intestinale, legato ad una iperattivazione del sistema immunologico, sia di tipo innato che specifico, è semplice immaginare come la stessa mucosa perda la sua normale attività di barriera selettiva offrendo meno resistenza al passaggio sia di potenziali agenti patogeni che di peptidi o macromolecole parzialmente diferite.

Interessanti evidenze scientifiche dimostrano tra l'altro come specifici accorgimenti dietetici, legati ad esempio alla limitazione del consumo di carne rossa processata o di latte, piuttosto che di zuccheri raffinati, possano legarsi ad una graduale remissione della sintomatologia o per lo meno ad un allungamento dei periodi di remissione.

Altri studi sullo sviluppo di reazioni avverse agli alimenti mediate dalla produzione di Immunoglobuline di tipo G4 (IgG4) avevano già precedemente dimostrato un incremento di questi anticorpi in patologie anche funzionali come la sindrome dell'intestino irritabile, sottolineando così un iperattivazione o attivazione aspecifica del sistema immunitario.

Contestualmente le nuove evidenze funzionali sul ruolo delle IgG, implicate nella genesi e nell'evoluzione dell'infiammazione di basso grado oltre che nell'attivazione e differenziazione macrofagica, hanno spinto questi studiosi a ricercarle nelle patologie infiammatorie intestinali.

Lo studio e i risultati

Oltre 100 pazienti, affetti da patologie infiammatorie intestinali, sono stati arruolati in questo studio con l'intento di valutare la presenza di IgG4 contro specifici alimenti.

Come si può facilmente vedere dall'immagine, le concentrazioni plasmatiche di questi anticorpi, sono sensibilmente più elevate nei pazienti con patologie infiammatorie intestinali, ed in particolare nei pazienti affetti da Crohn, probabilmente per un interessamento più diffuso delle lesioni intestinali rispetto la RettoColite Ulcerosa.

Tra l'altro, oltre alla presenza di una positività verso specifici alimenti, indice di un potenziale mimetismo antigenico determinato da certi cibi, il dosaggio di questi anticorpi risultava in parte correlato anche ad altri marcatori infiammatori come la proteina C reattiva.

Conclusioni e rilfessioni personali

Questo ennesimo studio, seppur con molti limiti tipo numerosità del campione, assenza della valutazione dell'efficacia di una dieta a rotazione etc etc, sostiene l'ipotesi di un iperattivazione del sistema immunitario verso certi alimenti in particolari pazienti con compromissione funzionale ed istologica della mucosa intestinale.

In linea con altri studi quindi, il dosaggio, per lo più semiquantitativo (almeno così evidenziano le principali ricerche) delle IgG4 potrebbe rivelarsi utile :

in pazienti con patologie infiammatorie intestinali o disutrbi funzionali dell'intestino;in pazienti con patologie autoimmunitarie o autoinfiammatorie;in pazienti in cui sospettano alterazioni della normale flora intestinale.E' evidente che le finalità dell'eventuale dosaggio differiscono sostanzialmente da quelle attualmente proposte.Sarebbe innanzitutto doveroso sostituire quell'antipatico termine "intolleranze alimentari" con un alterata risposta immunologica all'alimento, e comprendere sotanzialmente come il problema non sia l'alimento ma lo stato funzionale ed istologico della mucosa.Pertanto potrebbe rivelarsi utile, piuttosto che eliminare tutti i cibi imputati, adottare regimi dietetici in grado di lenire il danno mucosale e contestualmente controllare l'iperattivazione del sistema immunitario.Sarebbe inoltre interessante valutare l'efficacia della dieta nel controllo di questa attivazione aspecifica del sistema immunitario e quindi anche dell'eventuale manifestazione sintomatologica.Evidentemente queste sono conclusioni personali.